Perché la legge vieta la pubblicità delle sigarette elettroniche? Facciamo chiarezza sulla normativa

Legge sulla pubblicità delle sigarette elettroniche

Modificato il: 07/12/2022

Le ragioni alla base del divieto di pubblicità delle sigarette elettroniche

Nell’era moderna siamo sempre più bombardati dalla pubblicità, non solo sui canali comunicativi tradizionali ma anche sui social network. Tuttavia, se ci si pensa un attimo, non capita mai di imbattersi in spot o annunci riguardanti le sigarette elettroniche o i prodotti per lo svapo. Se ci hai fatto caso, è possibile che ti sia domandato se si tratti di una scelta o di un’imposizione.

La risposta in questo caso appare ovvia, e nelle prossime righe chiariremo cosa dice la normativa italiana sulle pubblicità inerenti alle sigarette classiche ed elettroniche e scopriremo perché neanche queste ultime possono essere pubblicizzate.

Divieto di pubblicità delle sigarette elettroniche

Legge sul fumo in Italia: cosa afferma in merito alla pubblicità

I danni del fumo sono ben noti da decenni, e non è un caso che in Italia (come in tanti altri Paesi) sia vietato promuoverlo attraverso qualsiasi canale comunicativo.  Avrai certamente notato che né in TV, né sui giornali, né sui manifesti appaiono mai spot o immagini che mirano a pubblicizzare marche di sigarette o di tabacco. Beh, la ragione è semplice: nel nostro Paese vige una normativa piuttosto datata – la Legge n. 165 del 1962 – il cui testo dispone in maniera chiara e inequivocabile il divieto di comunicazione pubblicitaria inerente ai prodotti derivati del tabacco, indipendentemente dal fatto che siano nazionali o esteri.

Per quanto in alcune occasioni questa legge sia stata aggirata (basti pensare che fino a qualche decennio fa manifestazioni internazionali come i Gran Premi di Formula 1 svoltisi in Italia erano una vera e propria fiera della pubblicità di marchi di sigarette), con il passare del tempo lo Stato ha provveduto a contrastare sempre più la diffusione di immagini potenzialmente inneggianti al tabagismo, anche limitando lo spazio riservato al logo della casa produttrice nei pacchetti, a favore di messaggi dissuasivi.

Nonostante il divieto di pubblicità, in Italia il numero di fumatori è ancora troppo alto e tra gli strumenti che stanno aiutando le persone a liberarsi di questo vizio nocivo per la salute sta conquistando sempre più spazio la sigaretta elettronica. Ciò nonostante, anche i dispositivi e liquidi per lo svapo, la nicotina liquida e gli aromi per sigaretta elettronica non sono pubblicizzabili. Scopriamo perché.

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Perché tra le pubblicità vietate in Italia c’è anche quella delle sigarette elettroniche

Il fatto che un dispositivo nato per contrastare il fumo sia soggetto a divieto di pubblicità potrebbe apparire come un controsenso. In effetti è davvero difficile trovare una ragione per cui una pratica come lo svapo, che aiuta i fumatori ad abbandonare un vizio che causa ogni anno milioni di morti in tutto il mondo, sia soggetta in campo promozionale alle stesse limitazioni del tabacco.

La sigaretta elettronica, infatti, consente di dire addio alle bionde senza accusare astinenza da nicotina. Molti ex fumatori sono riusciti a uscire dal tunnel del tabagismo proprio grazie al fatto che con lo svapo non solo si è esposti al 95% di rischi in meno per la salute, ma è possibile dosare la quantità di nicotina e diminuirla gradualmente fino a eliminarla del tutto.

Chi legifera, però, non ha pensato solamente agli aspetti positivi dello svapo ma anche ai rischi per i non fumatori. In sostanza, la sigaretta elettronica è considerata anche un potenziale apripista per il tabagismo, soprattutto per i giovani; pertanto, sebbene lo svapo non implichi l’assunzione delle numerose sostanze tossiche della sigaretta analogica, è in qualche modo associato al fumo e per questo motivo non è consentito promuoverlo né pubblicizzare i prodotti legati a esso come i liquidi tabaccosi, cremosi, fruttati e speciali.

Pubblicità vietate in Italia

Quale legge estende il divieto di promozione anche alle sigarette elettroniche

In precedenza abbiamo detto che la legge che regolamenta il fumo in Italia è piuttosto vecchiotta (giusto quest’anno compie 60 anni). Poiché nel 1962 non c’era nemmeno l’ombra dell’idea di un dispositivo come la sigaretta elettronica, è plausibile che ti stia domandando se tale normativa abbia subito una modifica con l’integrazione di nuovi commi relativi allo svapo o se lo Stato abbia riservato a questa pratica una legge ad hoc.

Devi sapere che le sigarette elettroniche sono considerate prodotti correlati al tabacco dalla Direttiva 2014/40/UE dell’Unione europea. In base ai principi esposti in questo testo, l’Italia ha promulgato il Decreto Legislativo 6/2016 che vieta la comunicazione pubblicitaria sia per i dispositivi da svapo sia per i contenitori di liquidi per la sigaretta elettronica. A chiarire questo divieto ha provveduto di recente anche il Ministero della Salute, che nel 2020 ha accolto un esposto del Codacons in cui veniva denunciata la presenza di pubblicità di dispositivi e-cig e riscaldatori di tabacco in alcuni luoghi pubblici e sui social media e ha ribadito che la promozione di tali prodotti viola le normative vigenti.

Naturalmente, il divieto riguarda i prodotti ma non le aziende che li vendono: un negozio che vende dispositivi per lo svapo o un’azienda che produce e commercializza liquidi pronti, base eliquid, aromi da svapo e prodotti simili possono promuovere la loro attività.

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In conclusione

Non sappiamo se la legge che vieta di pubblicizzare i prodotti per lo svapo verrà mai modificata. Un fattore che potrebbe spingere lo Stato a riconsiderare tale normativa potrebbe essere un numero crescente di ex fumatori che riescono a smettere di fumare grazie a questa pratica.

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